L’editoria indipendente nel post pandemia

Metteremo a fuoco i problemi creati dal lungo lockdown, che ha visto rallentare o fortemente limitare le attività produttive delle case editrici, la chiusura delle librerie con il conseguente blocco della distribuzione e un drastico ridimensionamento delle vendite, la messa in cassa integrazione di molti dipendenti, misura di cui non sempre si sono potuti avvantaggiare le case editrici piccole e piccolissime, l’adozione, ove possibile, dello smart working.

Tuttavia, si è registrato un forte aumento della produzione e vendita di volumi in e-Pub e di audiolibri, una moltiplicazione di presentazioni “virtuali”, alcuni servizi di vendita e consegna a domicilio da parte di una rete di librerie, soprattutto indipendenti, ma anche di editori o singoli autori con vendita diretta on line dai propri profili social o avvalendosi delle piattaforme di vendita più note. Molto è dunque cambiato, e insieme ci domandiamo cosa resterà di questi mutamenti che incidono su un settore, a forte presenza femminile, già da prima della crisi caratterizzato da fragilità strutturale e precarietà occupazionale.

Nell’ambito della produzione editoriale, i libri a firma di donna stavano registrando negli ultimi anni un significativo aumento; in termini numerici, di vendita e di visibilità, grazie a un complesso di fattori di cui la Fiera è forse uno, ma non l’unico, dei sintomi evidenti: abbiamo assistito al consolidarsi di scrittrici già note e di riconosciuto valore ma anche all’emergere di autrici molto giovani; a una maggiore sensibilità delle case editrici, specie quelle indipendenti, ai temi proposti dalle studiose in varie discipline, dentro e fuori l’Accademia.

Una specifica attenzione alle esordienti sia nella narrativa che nella saggistica e nella letteratura per l’infanzia, Young Adults, e didattica “alternativa”; alla nascita di case editrici di donne, magari piccole ma significative, di collane dedicate, al cui successo hanno fortemente contribuito stampa cartacea e on line, social, siti, nuove radio e piattaforme web. Molte sono le domande che ci pone tale inedito scenario; questo trend corre il rischio di rallentare, interrompersi o accelerare? La crisi che investe il settore porterà a una ripensamento dei piani e alla riorganizzazione delle filiere editoriali: insomma, passi avanti o passi indietro rispetto a temi e narrative delle donne?

I più esperti del web e forse anche i più ottimisti, suggeriscono che siti, piattaforme, le nuove frontiere delle chat, pagine pubbliche e aperte, che siano di Google o Facebook, come le piazze delle città restituite a se stesse e ai suoi reali abitanti, saranno spazi di libertà e indipendenza, anche fuori dalle “cattive” filiere che negli ultimi decenni hanno spesso strozzato se non destrutturato completamente prima i piccoli e poi i medi editori, mentre l’aggressione stava arrivando anche ai colossi.

L’iniziativa apre a una discussione generale e specifica che riguarda l’intero settore dell’editoria e ci auguriamo possa costituire un primo tassello per un confronto che andrà portato avanti in futuro e certamente lo sarà anche nella quarta edizione della Fiera, Feminism/4 che stiamo già pensando e progettando per il 2021.

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