Storie in relazione di corpi, soggettività, diritti

 

 

Il corpo sa tutto, molto più della nostra acclamatissima anima: pensieri e parole di Virginia Woolf e Gianna Manzini. Forse è anche per questo che il corpo delle donne è stato per secoli silenziato, normato e governato dalle varie declinazioni del potere patriarcale; e forse è per questo che ancora oggi le più accese battaglie sui diritti delle donne, sulla piena affermazione della soggettività passano attraverso il corpo, e non soltanto nei paesi dominati dalle dittature, come l’Afghanistan e l’Iran, ma anche in paesi definiti democratici, come gli Stati Uniti. A Feminism 6 si è voluto dunque collocare il tema dei corpi, soggettività, diritti nel posto di rilievo che merita: e lo dimostrano i tanti dialoghi che prenderanno forma nei giorni della Fiera a partire, com’è nostra consuetudine, dalle numerose opere pubblicate dall’editoria delle donne.
Sarà tema di confronto la varietà delle trasformazioni del corpo: da quello artificiale delle bambole sessuali raccontate nel romanzo dell’esordiente Lavinia Mannelli “L’amore è un atto senza importanza” (66thand2nd) al possibile cyborg umano paventato dall’ecologista Silvia Guerini in “Dal corpo neutro al cyborg postumano” (Asterios Editore) e all’annullamento della fisicità prospettato da Nadia Tarantini nella sua inquietante distopia “La diciottesima vita” (Delos Digital). Questione particolarmente controversa, la maternità surrogata, di cui parlano, da prospettive diverse, Roberta Trucco e Chiara Laudani nei rispettivi romanzi “Il mio nome è Maria Maddalena” (Marlin) e “Per non scomparire” (Scrittura Pura), nonché Marie-Josèphe Devillers e Ana-Luana Stoicea-Deram in “Per l’abolizione della maternità surrogata” (Ortica). Tragitti esistenziali che s’incontrano e si scontrano con la grande storia vengono rappresentati da Alessia Bronico in “Splendora” (Francesco Brioschi), Oria Gargano nella sua saga epico-femminista “L’amore poderoso” (Iacobelli), Lia Migale nel suo intenso romanzo “A Occidente del futuro” (La Lepre), mentre un ricco materiale di riflessioni sui legami intergenerazionali viene offerto da Claudia Mazzilli con “Controcanto in Verdargento” (Ortica) e Anna Maria Bonamore con “Rinascita”, edito da Pandilettere. Ai tragitti difformi e ai corpi reclusi è dedicato l’ultimo numero della rivista “Leggendaria”, con un’approfondita indagine su come si vive, e ci si rappresenta, all’interno del carcere.

Ci sono persone diventate nel loro tempo personagge emblematiche di un percorso d’indipendenza che ha trovato non pochi ostacoli: è questo il caso di Gaspara Stampa, cui viene dedicato “Poi che m’hai reso amor la libertade” (Eidos), di Anna Valdina, protagonista del libro di Pina Mandolfo “Lo scandalo della felicità” (VandA) e di Amalia Guglielminetti, di cui si ripubblica, a cent’anni dalla prima edizione, “La rivincita del maschio”, (8tto Edizioni). Su quanto la struttura patriarcale delle diverse società della abbia fortemente inciso sul corpo delle donne di ogni etnia, di ogni cultura e orientamento sessuale, apportano nuovi significativi contributi romanzi come “Il corpo nero”(Fandango)di Anna Maria Gehnyel, più conosciuta con il nome di Karima 2G, i racconti di Cecilia Lavatore, “Una storia tutta per sé” (Red Star Press), e, nel campo della saggistica, il rivoluzionario “Il corpo lesbico” di Monique Wittig, edito da VandA, “Sette peccati necessari: manifesto contro il patriarcato” della giornalista attivista Mona Eltahawy, edito da Le Plurali, l’innovativo saggio di storia dell’arte redatto da Daniela Iorio, “L’arte per mano femminile” (Moretti &Vitali). Nel suo “Da che parte stiamo. La classe conta” (Tunuè) la grande Bell Hooks mette a nudo le ipocrisie che cercano di celare le differenze di classe.

Molteplici e sempre distruttive le forme della violenza che si attuano nella dimensione quotidiana, come viene raccontato dalla scrittrice argentina Sandra Lorenzano in “Il giorno che non c’è”, edito da Nova Delphi, da Liselotte Parisi in “Petali nel fango” (Pandilettere),dalle donne protagoniste del libro della psicoanalista Maria Chiara Risoldi “…di lotta e di cura” (Iacobelli).E mentre il volume curato da Leila Karami e Romina Rossi “Donne violate” edito dalla Società Editrice fiorentina, ci fa inoltrare nelle diverse forme della violenza nelle tradizioni giuridiche e religiose tra Medio Oriente e Sud Asia, Maria Silvia Bazzoli nel romanzo “La voce di Ajla” (Forum editrice) dà la parola a una delle tante donne stuprate nella guerra in Bosnia e Letizia Lambertini raccoglie voci e testimonianze di donne di diversa età nella sua ricerca “Raccontare la violenza di genere” (Settenove). Apporta un elemento di speranza “Libera Libere” (Vita Activa) resoconto di un innovativo servizio di accoglienza realizzato a Lecce contro lo sfruttamento e la violenza sulle donne.

Sul controverso dibattito pubblico sulla prostituzione e il lavoro sessuale s’interrogano, da diverse prospettive, “Sex work is not work” di Baldini, Bindel, Danna, Guerini, Trucco, Vecchierelli, Vicinelli (Ortica), “Prostituzione e lavoro sessuale in Italia” (Rosenberg & Sellier) in cui le autrici Giulia Garofalo Geymonat e Giulia Selmi si soffermano ad analizzare le leggi, i diritti e le condizioni di vita delle persone, e “Turpi traffici” di Laura Schettini, edito da Viella, che osserva il mondo della prostituzione secondo l’ottica della globalizzazione.
E se è vero che il corpo è un’entità da considerare nella sua interezza, anche la sua fisiologia, le malattie, il dolore sono segnali importanti: lo raccontano in modi eterogenei “Mamme M.i.a. Mamme imprenditrici allattano” di Donatella Briganti (Luoghinteriori), “Im/paziente. Un’esplorazione femminista del cancro al seno” (Capovolte), in cui Monia El Kotni e Maelle Sigonneau trasformano un’esperienza personale in fatto pubblico; “Bergamo resiste” (People), resoconto di Carmen Pellegrinelli e Laura Lucia Parolin del periodo in cui, pur duramente colpito dalla pandemia, l’organismo umano della città non si è arreso: e di come non ci si debba mai arrendere al dolore ci parla anche l’anestesista Mauro, protagonista del romanzo di Daniela Matronola, edito da Manni, “Il mio amico”.
Ma di che cosa parliamo quando parliamo di sesso, genere, identità? La linguista Beatrice Cristalli ha realizzato un piccolo dizionario delle identità, raccogliendo in “Parla bene pensa bene” (Bompiani) 50 termini da agender a transizione; e di identità ferite dalla paura racconta Floriane Pouillot in “Torschlusspanik” (Transeuropa), mentre la poeta fotografa statunitense Alexis Rhone Fancher in “Stiletto Killer”, edito da Ensemble, documenta con spregiudicata franchezza il proprio rapporto con la sessualità. Alle nuove generazioni si rivolge la collana di graphic novel Ariel, nata all’interno della casa editrice Tunuè, con l’intento di creare uno spazio in cui le storie si muovano liberamente, al di fuori di ogni stereotipo di genere.

Maria Vittoria Vittori

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